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Intolleranza al lattosio: esistono davvero formaggi senza lattosio?

di Benedetta Raspini

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Chi scopre di avere un’intolleranza al lattosio, molto spesso pensa di dover dire addio non soltanto alla classica tazze di latte al mattino, ma anche a tutti i tipi di formaggi. Questo non è assolutamente vero: dieta senza lattosio non significa dieta senza latte e derivati! Significa, invece, sostituire questa categoria di alimenti con gli analoghi delattosati o naturalmente privi di lattosio. È fondamentale un pochino più di attenzione, ma fortunatamente, ad oggi, i prodotti senza lattosio in commercio sono tanti e la scelta è ampia. Leggere bene le etichette rimane comunque una buona abitudine. Andiamo però con ordine. Che cos’è il lattosio?

Sommario

Che cos’è il lattosio

Il lattosio è uno zucchero del latte composto da glucosio e galattosio; questo per essere digerito deve essere scomposto nelle due componenti glucosio e galattosio ad opera di uno specifico enzima detto lattasi. Purtroppo, nell’intestino di di molte persone questo enzima non è presente, pertanto ogni volta che viene ingerito lattosio, possono comparire gli spiacevoli sintomi ed effetti collaterali tipici di questa intolleranza: dissenteria, crampi addominali, nausea, emicrania e molti altri. L’intolleranza al lattosio può essere di origine genetica, e quindi comparire già dall’infanzia, oppure manifestarsi in età adulta. Non si tratta di un disturbo pericoloso, ma è associato a sintomi fastidiosi che possono essere evitati solo limitando e/o escludendo il lattosio dalla dieta. Esistono tre tipi di intolleranza al lattosio:

  • Deficienza congenita di lattasi: è condizione rara in cui il gene che codifica per l’enzima lattasi presenta una mutazione che ne impedisce la sintesi. Si manifesta nel neonato dopo allattamento al seno o con latte artificiale contenente lattosio.
  • Deficienza primaria di lattasi: è causata dalla non persistenza della lattasi, ossia dalla mancata produzione, a livello intestinale, di lattasi dopo l’infanzia.
  • Deficienza secondaria di lattasi: il deficit di lattasi è secondario ad altre condizioni cliniche che interessano l’intestino come la celiachia, le malattie infiammatorie croniche intestinali, la malnutrizione severa, alcune infezioni batteriche o virali o trattamenti farmacologici. Queste possono indurre una transitoria perdita di enzima nelle aree intestinali colpite dall’infiammazione o dall’infezione. Si tratta di una condizione reversibile che, però, impone l’esclusione dalla dieta delle fonti di lattosio finché non si ripristina la normale struttura della mucosa intestinale.

La tolleranza è sintomo di “evoluzione”

L’uomo è l’unico mammifero ad assumere latte in età adulta, dopo lo svezzamento. Infatti, la “normalità” è proprio quella di non riuscire a produrre lattasi “da grandi”. Riuscire a tollerare il lattosio (e quindi il latte) in età adulta è quindi sinonimo di evoluzione. Recenti studi dimostrano che la tolleranza al lattosio in età adulta è il risultato di una selezione naturale positiva a cui sono state sottoposte le popolazioni circa 10.000 anni fa quando hanno iniziato a dedicarsi alla pastorizia. Il consumo di latte ha rappresentato per loro un notevole vantaggio di sopravvivenza e di adattamento all’ambiente, soprattutto in corrispondenza di eventi climatici estremi, carestie o gravi epidemie. Si tratta quindi di un adattamento genetico a cui è andato incontro il DNA dei nostri antenati e che noi ereditiamo ancora. Ma come gestire un’intolleranza al lattosio? Se si sospetta un’intolleranza al lattosio in seguito al manifestarsi di uno o più sintomi dopo l’ingestione di alimenti che lo contengono, è necessario rivolgersi al proprio medico che valuterà l’invio allo specialista competente in grado di prescrivere gli esami necessari. Ci sono due test semplicissimi (e riconosciuti dalla comunità scientifica) da fare per togliersi il dubbio:

  • Breath Test al lattosio: è il test più comunemente utilizzato, economico e non invasivo; indaga la capacità di digerire il lattosio attraverso un test del respiro.
  • Test genetico: viene eseguito con un tampone buccale o con un prelievo di sangue. Valuta la predisposizione genetica all’intolleranza al lattosio e/o accerta la forma genetica primaria. Il test genetico indica quindi se si è predisposti o meno a sviluppare una riduzione dell’attività dell’enzima lattasi. Predisposti significa che c’è la possibilità di sviluppare l’ipolattasia nel corso della vita, ma non la certezza!

I due test sono complementari: ciascuno fornisce informazioni differenti e, insieme, danno una visione completa del quadro clinico della persona.

Alimentazione di un intollerante al lattosio

La principale terapia per l’intolleranza al lattosio consiste nella dieta senza lattosio, per un periodo permanente o transitorio a seconda della forma. Ecco cosa possiamo scegliere per non rinunciare al piacere di consumare latte e derivati:

  • I prodotti delattosati: si tratta di prodotti lattiero-caseari in cui lo zucchero lattosio è stato predigerito grazie all’aggiunta dell’enzima lattasi. Esistono prodotti a contenuto di lattosio differente in commercio. Ad oggi, infatti, non esiste una legge, né a livello italiano né a livello europeo, che regolamenti il claim “senza lattosio” e che identifichi una soglia limite per definirlo. Per essere sicuri di scegliere un prodotto davvero senza lattosio, bisogna leggere bene le etichette e vedere quanto lattosio è presente nel prodotto: <0,1 o <0,01g lattosio/100g.
  • Formaggi naturalmente senza lattosio: sono addirittura 25 i formaggi DOP che hanno passato tutte le prove analitiche e sono risultati con un contenuto di lattosio <0.001%, il più basso oggi rilevabile. Si definiscono infatti naturalmente privi di lattosio e lo sono grazie al loro tipico processo produttivo. I responsabili di questo processo sono i fermenti lattici che trasformano in acido lattico la maggior parte dello zucchero lattosio, e la stagionatura.

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5 consigli utili se hai scoperto di essere intollerante al lattosio

1. NON eliminare il latte e i suoi derivati dalla tua alimentazione. Scegli quelli senza lattosio. Latte e latticini sono una fonte importante di proteine, calcio e tanti altri nutrienti fondamentali per la salute delle ossa e del muscolo.

2. Impara a scegliere correttamente gli alimenti senza lattosio in base alla tua capacità di tollerarlo. Sugli scaffali del supermercato è possibile trovare tanti prodotti accompagnati da diverse diciture tra cui senza lattosio <0.1%, <0.01%, naturalmente privi di lattosio oppure senza latte. Ѐ importante conoscere le varie diciture al fine di fare una scelta più consapevole per la propria alimentazione lactose-free.

3. Ricordati che esistono forme “nascoste” di lattosio. Molti prodotti confezionati o processati contengono lattosio come ingrediente o additivo per migliorarne il sapore o facilitarne il processo produttivo. Il lattosio è anche presente come eccipiente in alcuni integratori e farmaci.

4. Intolleranza al lattosio e allergia al latte sono due cose diverse. L’allergia alle proteine del latte è un’allergia vera e propria, una condizione più rara e presente in poco più del 3% dei bambini e dell’1% negli adulti.

5. All’occorrenza, puoi utilizzare integratori di lattasi. Se non sei sicura o vuoi consumare un alimento contenente lattosio, puoi usare integratori specifici che contengono l’enzima lattasi: ti aiuteranno nella digestione del lattosio. L’utilizzo degli integratori di lattasi deve essere sporadico, non può sostituire una corretta alimentazione senza lattosio, la quale è sempre da preferire come unica terapia dell’intolleranza.

Qualcosa sull'autore

Ciao! Sono
Benedetta Raspini

Dottoressa Biologa Nutrizionista, sono specializzata in Scienza dell’Alimentazione, con un Ph.D in Psychology, Neuroscience and Data Science presso l’Università degli Studi di Pavia.

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